Che fare il genitore sia il mestiere più difficile al mondo già lo sosteneva il buon Freud un secolo fa, definendolo addirittura impossibile per l’imprevedibilità dei comportamenti e reazioni della prole. Essere un papà per scelta oggi, è ancora più complesso. Tanto più cresciamo i nostri figli in contesti incapaci di slegarsi da modelli predefiniti e influenze del passato tanto più sale il livello di difficoltà. Sin da subito viviamo il ruolo della paternità in bilico tra: 1) la paura di perdere quella virilità schwarzeneggeriana che ci è stata inculcata sin da piccoli (come se un cambio pannolino intaccasse il livello di machismo insito in ciascun ominide); 2) il dubbio di sovrapporci alla figura materna e sentirci chiamare mammi (ma anche NO); 3) l’istinto di seguire le orme dei nostri padri padroni che ci hanno cresciuto più a bastone che carote (che guai a mettere in discussione il loro indiscutibile piglio autoritario).
Siamo una generazione chiamata a riscrivere le regole della paternità. Na passeggiata di salute!
Affrontiamo le nostre piccole papobattaglie quotidiane tra continui attacchi ironico-offensivi dal team pancine e #mammefacciotuttoiochevoinonsietecapaci come se il nostro cervello non fosse compatibile con una sana bebècrescita. Ci definiscono eroi se entriamo in sala parto, sfigati quando chiediamo il congedo parentale, distratti se ci dimentichiamo la pasta di zinco e menefreghisti se arriviamo dal pediatra in ritardo. Ci offrono 4 GIORNI DI CONGEDO DI PATERNITÀ’ obbligatorio, definendo quello a nostra discrezione FACOLTATIVO e precisando come ORE DI ALLATTAMENTO i permessi fino all’anno di vita. Nei corsi pre-parto ci sentiamo più inutili di un sostituto panchinaro e fino all’altro ieri la prima istruzione veniva definita SCUOLA MATERNA.
Eppure mica stiamo qui a pretendere la luna.
Quello che chiediamo è di non essere più considerati come un compagno di giochi serale, il baby sitter domenicale o il sostituto aiutante che si occupa delle faccende più banali. Non può e non deve più bastarci un cognome rilasciato dall’anagrafe e che sancisce la nostra discendenza, a soddisfare il nostro ego parentale. Non siamo solo quelli che montano il fasciatoio e imbiancano la cameretta, ma siamo anche quelli che puliscono la merda e asciugano ettolitri di vomito sui nostri completi da lavoro. Non siamo solo il terzo incomodo, il disturbatore, l’alter ego, l’altro. Basta considerarci come quelli che devono spezzare il legame tetta/pupo. Siamo molto più di un di taglio di un cordone ombelicale. I nostri figli li abbiamo nutriti delle mie personalissime emozioni ben prima che venissero al mondo. E non stiamo parlando di sporadici casi isolati, o di figure mitologiche degne di una puntata di Superquark.
In giro si vedono uomini che spingono il passeggino, che accarezzano, che baciano, che piangono ascoltando per la prima volta il battito cardiaco, che si emozionano durante la morfologica, che entrano in sala operatoria perché vogliono essere i primi a dar il benvenuto al pupo newborn. Siamo parte integrante del loro presente e vogliamo essere parte influente del loro futuro.
E allora…
Lasciateci sbagliare, riprovare e ritentare senza farci sentire degli incapaci al primo errore che faremo…
Lasciateci liberi di sperimentare, perché è finita l’epoca del “Si deve fare così”…
Lasciateci liberi di vivere una cazzo di depressione post partum, senza considerarci degli stronzi egoisti…
Lasciateci sperimentare il nostro stile genitoriale, senza farci sentire inadatti a fare certe cose, solo perché siamo maschi…
Lasciateci liberi di esternare i nostri sbalzi ormonali e le nostre paranoie diversi dal non entrare più dentro una taglia 44…
Lasciateci interagire con il ginecologo, l’ostetrica e pediatra, senza farci sentire dei personaggi in cerca d’Autore…
Avremo il nostro personalissimo stile, la nostra sensibilità, il nostro linguaggio. In alcune cose saremo meno bravi, in altre eccelleremo. Magari se ci sveglieremo durante la notte per allattare il pupo non faremo la vocina da fatina e assumeremo una faccia incazzata pensando alla riunione del capo l’indomani a prima ora. Ciò non vuol dire che non lo faremo!
Magari non scatteremo in piedi stile recluta, al primo puporespiro irregolare e attenderemo un pianto più convinto prima di abbandonare il piumone. Ciò non vuol dire che siamo degli insensibili!
Magari diremo no al co-sleeping e saremo anche intransigenti pur di consacrare il lettone come unico luogo pupofree. Ciò non vuol dire che non moriamo dalla voglia di accoccolare nostro figlio sotto la nostra ala protettrice.
E questo appello è rivolto un pò a tutti!
Alle istituzioni che devono cambiare le regole del gioco, permettendoci di acquisire gli strumenti per essere parte della vita dei nostri figli.
Alla società che deve smetterla di farsi promotrice di modelli tradizionali che nessuno più vuole (Padre Padrone/Mammocentrismo) solo perché il cambiamento fa paura.
A voi mamme che vi lamentate tanto perchè il vostro marito/compagno/partner non vi aiuta, quando spesso fate fatica a delegare o vi comportate da convinte detentrici della verità assoluta su come crescere un bambino.
A voi uomini con prole, che vi nascondente dietro un dito, e vi fa comodo pensare che l’accudimento non è roba vostra.
Ma soprattutto a voi papà per scelta, che come noi, ve ne fottete delle consuetudini e inconsciamente state riscrivendo le regole della paternità.
PPs.
6 commenti
ci sono papà e mamme che si trovano bene con uno stile “tradizionale” e papà e mamme che invece non ci si trovano bene, ogni scelta è legittima. Comunque il parto e la conseguente depressione come l’allattamento al seno son o esperienze femminili e questo non può cambiare, e col ginecologo ha senso che ci parli principalmente la neomamma perchè il corpo è suo non quello del papà. poi certo che il papà può are il biberon e cambiare pannolini, chi glielo impedisce?
ci sono papà e mamme che si trovano bene con uno stile “tradizionale” e papà e mamme che invece non ci si trovano bene, ogni scelta è legittima. Comunque il parto e la conseguente depressione come l’allattamento al seno son o esperienze femminili e questo non può cambiare, e col ginecologo ha senso che ci parli principalmente la neomamma perchè il corpo è suo non quello del papà. poi certo che il papà può are il biberon e cambiare pannolini, chi glielo impedisce?,
Inutile dire che condivido ogni parola! Grazie per il bell’articolo!
non c’è nessuna virilità scharwezzeneriana, ognuno fa ilpapà come vuole e anche le mamme sotuttoio non sono così tante
non c’è nessuna virilità scharwezzeneriana, ognuno fa ilpapà come vuole e anche le mamme sotuttoio non sono così tante.
non c’è nessuna virilità scharwezzeneriana, ognuno fa ilpapà come vuole e anche le mamme sotuttoio non sono così tante..