Non abbiamo mai fatto mistero che in casa nostra ci concediamo delle sessioni animate di cartoni dove poter ricaricare le pile creative e magari evitare che muschi e licheni prendano residenza sul pavimento della cucina.
Come siamo soliti fare, ascoltiamo il più possibile reazioni e comportamenti dei gemelli per intuire i loro interessi ma soprattutto per minimizzare gli effetti collaterali che una prolungata esposizione allo schermo potrebbe provocare. Perché d’accordo essere flessibili, ma nemmeno incoscienti. Una cosa che spesso cerchiamo di fare oltre a vederla insieme è di provare a trasformare uno stimolo televisivo in concreto per accorciare il più possibile la distanza tra virtuale e reale.
E poi, vi dirò, io e Christian guardiamo i cartoni ben prima della nascita di Juju e Seba perché il bimbo dentro abbiamo sempre cercato di coltivarlo. A tal proposito, abbiamo avuto l’onore di vedere in anteprima La Famosa Invasione degli Orsi, in programmazione dal 7 novembre in tutte le sale cinematografiche. Un film d’animazione che già ha conquistato la critica durante la presentazione all’ultima festival di Cannes per la sua capacità di rimanere fedele all’opera originaria e realizzato con gli strumenti dell’animazione classica, integrando tecniche di 2D e 3D.
In una Sicilia innevata, il re degli Orsi, convince il suo popolo a spingersi dalle montagne fino in pianura dove vivono gli uomini, per sopravvivere ad un inverno parecchio rigido e per ritrovare il figlioletto, rapito dai cacciatori. Grazie al suo esercito, riesce a sconfiggere il malvagio Granduca e ritrovare l’amato Tonio, ma ben presto si accorgerà che gli orsi non sono fatti per vivere nel regno degli uomini.
È un cartone per grandi e piccini. Per i nostri figli c’è la magia, la fiaba, il puro piacere visivo dei disegni illustrati magistralmente da uno dei fumettisti italiani più apprezzati, Lorenzo Mattotti. Per noi grandi ci sono temi caldi che descrivono perfettamente il panorama contemporaneo.
La richiesta di accoglienza che rimanda inevitabilmente all’immigrazione. L’accettazione del diverso, la fiducia nei confronti del prossimo, il rapporto tra un regno animale in difficoltà e un regno umano destinato a soccombere. C’è la diatriba esistenziale di un padre che va alla ricerca del suo figlio orsetto con la paura di mettere a rischio il suo popolo.
Un film che abbiamo apprezzato anche per non ricercare a tutti i costi un happy ending, capace di far lavorare l’immaginazione dei più piccini e in grado di far riflettere noi grandi.
Una carezza per gli occhi, il cuore e la mente.
Un film d’animazione per tutta la famiglia.
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