In una società dove il dibattito sulle pari opportunità smuove anche le coscienze più atrofizzate e dove la ricetta della felicità pare risiedere nel giusto balance tra sfera personale e professionale, il rapporto genitorialità – lavoro sembra ancora essere parecchio lontano da riforme migliorative concrete.
E se le consorelle mediterranee (Spagna, Portogallo) e le cugine del Nord (Svezia, Danimarca e Norvegia) eccellono nella distribuzione equa e solidale del tempo bebè, nel nostro Paese, vuoi per immobilismo culturale, vuoi per mancanza di informazioni adeguate a supporto dei primi mesi di genitorialità, succede che alcune donne decidono di rinunciare alla propria carriera una volta entrate in maternità e gli uomini tentennano nel trovare un ruolo definito nel neonato menagè familiare.
Dati alla mano, circa il 18% dei neo papà sfruttano il diritto al congedo obbligatorio che offre la normativa. Alcuni prendono ferie, come se occuparsi del new born fosse una vacanza. Altri credono spetti solo alle donne. Secondo l’ultimo rapporto Unicef**, siamo al 29° posto su 41 Paesi presi in esame per valutare le politiche a sostegno della genitorialità. Sembra proprio che si faccia fatica a gestire la relazione tra genitorialità e lavoro.
Da papà a tempo pieno, la mia personale esperienza in casa con i gemelli mi ha insegnato che accudire un neonato è la migliore forma di aggiornamento professionale che mi ha permesso di accrescere alcune delle competenze più richieste sul mercato. Passare del tempo con i propri figli e imparare sul campo a fare il genitore, implica lo sviluppo di alcune capacità che possono essere sfruttate una volta rientrati a lavoro. Vi faccio qualche esempio.
1) Ottimizzazione dei tempi. Avere a che fare con un neonato che richiede continue attenzioni, implica un miglioramento nella pianificazione delle attività, gestione delle tempistiche e nella definizione delle priorità. Una poppata ogni 3 ore, 8 cambi pannolino in media al dì, coccole al bisogno, bagnetto giornaliero e altre azioni routinarie portano ad un unico risultato: non c’è più tempo per sprecare tempo. Ma non è quello che le aziende ci chiedono?
2) Capacità di gestire l’imprevisto. Si sa che gestire un neonato implica confrontarsi quotidianamente con l’inaspettato. Che si tratti di febbre o colichette è necessario sangue freddo, pazienza e capacità di distinguere le situazioni ordinarie da quelle a codice rosso. Non possiamo aspettare che le cose si risolvano da sole né tantomeno chiamare il pediatra per ogni dubbio. Trovare una soluzione e prendere delle decisioni è una delle competenze più richieste sul mercato. Occuparsi di un neonato è una lezione di Problem Solving quotidiana.
3) Accrescimento delle responsabilità. Se prima dovevamo prenderci cura solo delle nostre necessità e saltuariamente di quelle del nostro partner, l’arrivo di un neonato implica un netto cambio di prospettiva. E in un mercato del lavoro dove si fa fatica a prendersi le proprie responsabilità avere risorse abituate a far convergere oneri e onori è un ottimo punto di partenza.
E’ tempo di considerare la paternità come l’eldorado della formazione. Un probante terreno di prova in cui le dinamiche aziendali vengono riprodotte su larga scala in dinamiche domestiche.
Vi racconto di tutto questo perché voglio parlarvi di un progetto straordinario di cui Mellin si è fatta portavoce dal lontano 2011, e che oggi si trasforma in un aiuto fattivo a tutti i neo genitori con il portale Parto e Riparto.
Mellin ha da sempre avuto a cuore il sostegno alla genitorialità. Con la creazione di politiche interne a sostegno delle famiglie, quali l’estensione di 10 giorni di congedo obbligatorio a tutti i papà, ha dimostrato come ci possa essere una naturale sinergia tra desiderio genitoriale e aspirazione professionale. L’azienda, oltre a impegnarsi nel miglioramento delle normative locali, ha deciso di portare all’esterno le sue politiche di supporto ai genitori con un portale dedicato a mamme a papà.
Sul sito www.partoeriparto.mellin.itsi possono trovare domande e risposte sui temi più ostici ma anche su tematiche pratiche che fanno parte della vita di tutti noi genitori ancor prima della nascita dei nostri figli. Un sostegno concreto da parte di Mellin per tutto ciò che concerne il viaggio della genitorialità.
Tutte le informazioni relative al progetto le potete trovare sul pack dei latti di crescita e proseguimento Mellin. Ed è qui che voglio introdurvi le altre novità. L’azienda ha da poco lanciato nuove ricette di latte di proseguimento e di crescita, pensate per rispondere alle esigenze nutritive dei nostri figli.
L’introduzione di latte vaccino, prima dei 12 mesi, non è consigliata in quanto carente in ferro e troppo ricco in proteine, e quindi può provocare uno sbilanciamento nella dieta del bambino con il pericolo di incorrere in carenze ed eccessi di alcuni nutrienti. Ho scoperto, inoltre, che potrebbe essere opportuno, sentito il parere del Pediatra, rimandare la sua introduzione anche oltre i 12 mesi.
Per tutto ciò, Mellin ha da poco introdotto una nuova formula per i latti in polvere 2 e 3.
La riformulazione del Latte di proseguimento in polvere, adatto dopo il sesto mese di vita e fino al dodicesimo prevede l’esclusivo processo che utilizza fermenti di origine naturale e contiene la miscela prebiotica di fibre GOS-FOS nella proporzione 9 a 1. Si tratta dei galatto-oligosaccaridi e dei frutto-oligosaccaridi che, grazie al loro effetto prebiotico, favoriscono l’equilibrio della flora intestinale.
L’altra novità riguarda il Latte crescita in polvere, adatto dall’anno ai 2 anni del bambino. La nuova formula prevede l’esclusivo processo che utilizza fermenti di origine naturale con l’aggiunta di ferro che contribuisce al normale sviluppo cognitivo. Ogni tazza da 250 ml apporta circa il 40% del valore di riferimento (come indicato nel DM 82/20909).
*https://www.repubblica.it/economia/2017/12/21/news/inps_assegni_nuclei_familiari-184784760/
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